Attualmente quasi 8 milioni di gatti vivono nelle nostre case in Italia come animali da compagnia [1], secondi solo  ai cani. I gatti quindi sono ormai considerati come “pet” anche se ci dobbiamo chiedere: Il gatto è realmente un animale domestico?

La vita di un gatto chiuso fra quattro mura domestiche, spesso senza contatti con i propri simili o viceversa costretto a condividere gli spazi con coinquilini che non ha scelto, o che trascorre molte ore in solitudine, privato della possibilità di esprimere i propri comportamenti specie-specifici di predazione, riproduzione, territorialità e socialità, è un gatto felice?

E si può misurare il grado di benessere psico-fisico di un gatto (o di qualunque altro animale)?  E se sì, come?

E come si stabilisce se un animale è “domestico”?

Per cominciare a chiarirci le idee  dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e andare alle origini del gatto e della sua “domesticazione”. Tutti i gatti domestici (Felis silvestris catus), di qualunque razza, colore o temperamento, sono i discendenti della sub-specie Felis silvestris libica.

I primi esemplari di Felis silvestris apparvero al principio del Pleistocene, più precisamente 1,8 milioni di anni fa.

Dopo essersi diffuso rapidamente in Europa, in Asia e in Africa, si differenzia in tre specie diverse:  gatto selvatico europeo o delle foreste (Felis silvestris silvestris) gatto africano o guantato (Felis silvestris libica) e  gatto selvatico asiatico (Felis silvestris ornata). Sembra che la differenziazione tra il gatto selvatico europeo e quello africano abbia avuto luogo circa 20 mila anni fa.

Quando e dove abbia avuto inizio la convivenza fra gatto ed esseri umani è ancora dibattuto; fino a poco tempo fa si credeva che la prima testimonianza di domesticazione del gatto si potesse far risalire a circa 5.000 anni fa in Egitto.

Recenti scoperte ci dimostrano che nello stesso periodo i gatti già convivevano con l’uomo anche in Cina, ma si ha prova di un gatto sepolto accanto a un uomo a Cipro addirittura 9.500 anni fa [2].

Statuetta in Bronzo della dea Bastet- British Museum di Londra

Statuetta in Bronzo della dea Bastet- British Museum di Londra

Sappiamo che la convivenza fra gatto e uomo in Egitto nasce dalla necessità di proteggere i preziosi granai dai roditori e di cacciare i

serpenti pericolosi per l’uomo. Sebbene altri animali sarebbero stati altrettanto adatti allo scopo, quali  donnole o furetti, tutti sappiamo che i gatti assunsero un ruolo importante nella vita spirituale e rituale della civiltà egiziana; la dea Bastet aveva forme feline e i gatti (chiamati Mau) erano considerati animali sacri, eppure… nel 1888 un contadino egiziano scoprì vicino alla città di Beni Hasar un enorme cimitero in cui erano sepolte centinaia di migliaia di mummie di gatti, adulti e cuccioli, risalenti al 1000-2000 A.C.[3] Quindi, se da una parte chi uccideva un gatto era perseguito legalmente e punito, anche con la morte, dall’altra possiamo dedurre che i gatti venissero allevati per essere venduti fuori dal tempio dove venivano sacrificati alla dea, uccisi e mummificati.

Sia detto per inciso che quei resti furono venduti per la maggior parte a un commerciante inglese e venduti all’asta a Liverpool come fertilizzante.

Quelli che vennero tenuti come “souvenir” sono oggi esposti al Liverpool City Museum e al British Museum di Londra.

Per quanto riguarda possibili prove di domesticazione del gatto in Cina nella provincia di Shaanxi e Henan nello stesso periodo, recenti studi  parlano di un Prionailurus bengalensis bengalensis (gatto leopardo), che sarebbe poi stato sostituito dal Felis silvestris libica con l’inizio dei contatti commerciali lungo la Via della Seta [4].

Gatto Leopardo

Gatto Leopardo

Nella nostra penisola i gatti approdarono molto più tardi, portati dalle truppe romane dopo la conquista dell’ Egitto, e tenuti a bordo delle navi per proteggere le scorte di grano. La prima testimonianza risale al I secolo a.C. e la troviamo in un bellissimo mosaico rinvenuto nella Casa del Fauno a Pompei oggi conservato a Napoli.

Gatto che azzanna un uccello - Museo Archeologico di Napoli

Gatto che azzanna un uccello – Museo Archeologico di Napoli

 

 

 

 

 

 

 

I Romani poi facilitarono la diffusione del gatto nel resto d’Europa.

Nel X secolo il nostro Felis silvestris catus, animale molto prolifico,  aveva colonizzato la maggior parte dell’Europa e dell’Asia, e nel XV e XVI  aveva raggiunto il Nuovo Mondo, l’Australia e la Nuova Zelanda.

Tutti sappiamo che i gatti conobbero un periodo di avversa fortuna nel mondo Occidentale durante il Medio Evo (soprattutto quelli neri), anche le ragioni sono note: una religiosità cristiana moralista e superstiziosa poco accettava l’indole libera e indipendente di questi animali, che vennero associati al diavolo –  che si credeva potesse trasformarsi in un gatto nero – al peccato, agli eretici e alle streghe, di cui erano gli aiutanti [5]. Ciò non toglie che i gatti continuassero a svolgere un ruolo fondamentale nella caccia ai topi e ai ratti che infestavano i granai ed erano portatori di terribili malattie, anche se l’ignoranza diffusa faceva pensare che potessero essere proprio loro a veicolare il morbo. Nel XV secolo Papa Innocenzo VIII dichiarava che i gatti erano l’animale preferito dalle streghe e varie forme di tortura e intolleranza nei confronti di questi animali andarono avanti fino al XVIII secolo [6]. Non mancano neppure alcune eccezioni, come Jean de La Fontaine [7] che lo fa apparire in alcune delle sue favole.  E ancora prima, in Inghilterra, precisamente alla St. Giles Fair di Winchester nel 1598, si tenne il primo  “Cat Show” della storia durante il  quale vennero assegnati  premi  rispettivamente al: “miglior cacciatore di ratti” e al “miglior cacciatore di topi”.

Finalmente nel 1800 nasce un rinnovato interesse e amore per i gatti, forse anche grazie all’Illuminismo che rifiutava tutte le forme di superstizione. Nel 1871 in Inghilterra Sir Harrison Weir, ailurofilo e fondatore del pedigree per gatti, organizzò il primo “Cat Show” dei tempi moderni al Cristal Palace di Londra, in cui furono esposti oltre 170 gatti [8]. Da lì sorsero le prime associazioni feline, si cominciarono a incrociare le razze per favorire alcuni tratti somatici (ma meno quelli caratteriali) particolarmente apprezzati. Sir Weir fu anche il fondatore della prima Cat Fancier’s Association, la prima associazione di allevatori di gatti, dalla quale però si dissociò già nel 1902 perché deluso dal fatto che i membri si preoccupassero più di vincere i concorsi che non del benessere dei loro gatti.

In ogni caso, a partire dall’Inghilterra, i  gatti si  affermarono rapidamente come animali d’affezione e oggi, grazie alla loro prolificità, si stima che nel  mondo ce ne siano circa 600 milioni!  In alcuni Paesi sono amati e coccolati, in altri appena tollerati, in altri ancora cacciati e sterminati perché rappresentano una minaccia per la fauna locale. È però molto difficile avere delle stime accurate data la natura timida e solitaria dei gatti selvatici o inselvatichiti [9]; secondo una stima della LAV [10] i gatti che vivono in condizioni di randagismo in  Italia sono oggi due milioni e mezzo, mentre il 30% delle famiglie italiane ospita almeno un gatto in casa.

Resta da capire quanto tutto questo amore e interesse corrisponda a una reale conoscenza delle peculiarità e dei bisogni di questo adorabile e affascinante animale, se veramente le attenzioni che gli rivolgiamo sono quelle che contribuiscono al suo benessere, e se le nostre richieste e aspettative  sono compatibili con la sua vera natura.

 

 

Samira Coccon

[1] https://www.statista.com/statistics/515410/cat-population-european-union-eu-by-country/

[2] https://www.nationalgeographic.com/animals/article/oldest-known-pet-cat-9500-year-old-burial-found-on-cyprus

[3] Roger Tabor Cats: The Rise of the Cat, BBC documentary 1991

[4] Vigne J-D et al. 2016. Earliest “Domestic” Cats in China Identified as Leopard Cat (Prionailurus bengalensis). PLoS ONE 11 (1): e0147295; doi: 10.1371/journal.pone.0147295

[5] Per maggiori informazioni sui gatti nel Medio Evo  consiglio di leggere l’articolo: di Irina Metzer “Heretical Cats: Animal Symbolism in Religious Discourse,” in  Medium Aevum Quotidianum Vol. 59 (2009).

[6] Va detto però che nel Medio Evo i gatti erano invece molto amati e protetti in tutto il Mondo Islamico.

[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_de_La_Fontaine

[8] La prima mostra felina in Italia si tenne a Torino nel 1935.

[9] In inglese esiste una differenza fra “feral cat ” che sta per selvaggio, nato in libertà, e “stray cat” che sta per randagio,     inselvatichito perché abbandonato dagli umani.

[10] http://www.lav.it/cosa-facciamo/cani-e-gatti/allo-sbaraglio-o-reclusi-a-vita