Che i gatti, come tutti gli esseri viventi, provino emozioni, è dato ormai certo, dimostrato dalla ricerca scientifica, nonché dall’esperienza empirica e per questo non meno valida, di chi ha la fortuna di conoscerli intimamente. Sì, perché spesso sentiamo dire che i gatti sono animali freddi, distaccati e incapaci di affezionarsi, opportunisti ed egoisti, a differenza dei cani, che sono generosi, espansivi e fedeli al proprio umano.

Siamo sicuri che in queste affermazioni non ci sia qualche forma di pregiudizio?

I gatti, a differenza dei cani (che vivono e cacciano in branco), si sono evoluti come predatori solitari che devono difendere il proprio territorio; non hanno avuto bisogno di manifestare le loro emozioni, piuttosto  hanno imparato a nascondere con abilità  le debolezze, per questo spesso è difficile capire quando e quanto sta male un gatto; anche perché a volte ci inviano messaggi contradditori e poco chiari; come ad esempio le fusa, che possono esprimere una varietà di stati d’animo che vanno dalla felicità all’ansia al dolore fisico.  Insomma, ci vuole un osservatore attento  per cogliere le infinite sfumature del loro mondo interiore.

Se gli amanti dei gatti attribuiscono ai loro amici felini sentimenti ed emozioni  che gli scettici ritengono improbabili e frutto di antropomorfizzazione, quali sono allora le emozioni che sicuramente prova?

 

Tra le più evidenti si annovera certamente la soddisfazione, ad esempio dopo un bel grattino, che esprime con le fusa, una postura rilassata e gli occhi semichiusi. Anche la felicità fa parte del suo repertorio di emozioni positive; basta osservarlo quando torniamo a  casa dopo un’assenza prolungata: ci gira intorno, vorrebbe accoccolarsi in grembo, fa le fusa al massimo volume…. Alcuni gatti però in queste occasioni si comportano in maniera opposta: ci evitano, ci si avvicinano ma se proviamo a toccarli fuggono via; in questi casi bisogna essere accorti, perché potrebbero esserci varie motivazioni per questi comportamenti apparentemente contraddittori: un gatto ansioso può fare fatica a riadattarsi alla situazione dopo che si è sentito abbandonato, oppure può avere timore degli odori estranei che portiamo su di noi e che non riconosce.  Non dimentichiamo che i gatti, come i cani, si affidano soprattutto al senso dell’olfatto per relazionare con il mondo esterno.

Infatti, il gatto è un animale estremamente curioso. Sente il bisogno di esplorare odori nuovi, territori  sconosciuti, conoscere persone estranee al nucleo famigliare che si presentano a casa. Una banale scatola di cartone in cui nascondersi, da graffiare con le unghie, può scatenare ore di giocoso divertimento.

Tutti siamo stati testimoni della capacità di un gatto di eccitarsi, ad esempio durante il gioco coi suoi conspecifici, oppure quando fa o mima un agguato. In questi casi tutto il suo corpo, dalla posizione delle orecchie, al movimento della punta della coda, ai sommessi suoni peculiari che emette ci dimostrano la sua eccitazione.

Ma se poi la caccia non va a buon fine? Allora subentra la frustrazione, che fa parte delle emozioni negative, di cui alcune assolutamente normali, altre invece patologiche.

La frustrazione spesso viene mascherata da indifferenza e, in un gatto sano, presto dimenticata. Può accadere che un gatto in difficoltà, ad esempio bloccato su un albero dal quale non riesce a scendere, cominci a tolettarsi come se stesse sul divano di casa: cerca di ingannare i potenziali predatori che potrebbero approfittare della sua situazione di vulnerabilità? Forse, ma il leccarsi è anche un modo di darsi conforto e rassicurarazione in una situazione difficile.

Perché il gatto prova paura. Quando si sente minacciato da un pericolo, da un predatore, quando siamo costretti a lasciarlo dal veterinario o in un ambiente a lui sconosciuto il nostro gatto ha paura; è normale che in questi casi cerchi di scappare o di nascondersi o, se non è possibile, si ribelli con forza o si paralizzi.

Un gatto equilibrato, in buona salute, che vive in un ambiente ricco  di stimoli,  non dovrebbe invece conoscere emozioni quali l’ansia o la depressione, perché queste  emozioni sono indicatori di qualcosa che non va nel nostro amico e vanno indagate con l’aiuto di un bravo veterinario e risolte, perché possono rendere la vita del nostro felino e la nostra insopportabili, fino ad arrivare a soluzioni estreme e dolorose per tutti.

Ci sono poi molte altre emozioni, più passeggere, che possiamo osservare nel nostro gatto, come il senso di sollievo per un problema rimosso, la gelosia nei confronti di un altro essere che lo priva di una parte del nostro affetto, la rabbia ridiretta quando non può sfogare la propria frustrazione sulla vera causa, il fastidio per una coccola non richiesta, la voglia di giocare di un cucciolo (o eterno cucciolo)…

Altre emozioni, che il gatto non prova, ma che noi gli attribuiamo per il nostro bisogno di antropomorfizzare i suoi comportamenti, sono esclusivamente umane: sicuramente il senso di colpa, (per questo motivo è inutile e controproducente punirlo per averci graffiato o aver fatto i bisogni nel posto sbagliato), l’imbarazzo, il ridicolo, la vergogna….

Anche se spesso difficile, imparare a decifrare gli stati d’animo del nostro gatto è una pratica che ci regala grandi soddisfazioni ed è fondamentale a creare i presupposti per una convivenza sana. Fra tutte le emozioni di cui è capace, quella  più controversa ma ormai dimostrata anche dalla scienza, quella che ci fa amare i gatti nonostante il loro carattere schivo e poco espansivo è l’affetto, perché  è orami provato (ma noi lo sapevamo già) che i gatti sono capaci di instaurare profonde relazioni affettive  sia tra conspecifici sia con  altre specie, ad esempio noi umani.

S.C.