Un problema sempre più diffuso tra i proprietari di cani è quello di non poter lasciare da soli i propri animali, altrimenti al loro ritorno a casa la situazione rischierebbe di essere disastrosa: appartamento sotto sopra, mobili distrutti, vicini arrabbiatissimi per l’abbaiare insistente e cane in stato confusionale o iper-eccitato.

Molto probabilmente il motivo per cui avviene tutto questo potrebbe essere un disturbo del comportamento chiamato “ansia da separazione”.

Vediamo quindi di cosa si tratta, quali sono i sintomi nel cane e come comportarsi per affrontare il problema.

Cos’è l’ansia da separazione nel cane?

L’ansia da separazione è un disturbo comportamentale patologico. In questa patologia l’animale subisce un forte stress quando il suo proprietario non è presente, al punto da gettarlo in uno stato di ansia incontrollabile, con diversi gradi di intensità.

Il malessere che vive il cane in questa situazione è di tipo psico–fisico, con ripercussioni anche gravi su di lui, sull’ambiente che lo circonda e, indirettamente, anche su chi si occupa di lui.

Si verificheranno manifestazioni di vario genere del disagio che prova e col passare del tempo andranno verosimilmente a peggiorare richiedendo rapida assistenza terapeutica e rieducativa.

Come facciamo a riconoscere l’ansia da separazione?

Il campanello di allarme dovrà suonare alla comparsa di alcuni sintomi piuttosto riconoscibili.

Non bisognerebbe mai trascurare queste avvisaglie, poiché difficilmente andranno a migliorare naturalmente con il semplice passare del tempo, anzi, nella maggior parte dei casi tenderanno a peggiorare in maniera progressiva.

Tipicamente i problemi insorgeranno nel momento in cui il cane si troverà da solo o impossibilitato a vedere e/o raggiungere il suo umano, che per lui rappresenta la figura di riferimento essenziale.

In uno stato di ansia costante, controllerà insistentemente ogni spostamento della “sua persona”, verso la quale avrà infatti sviluppato un iper-attaccamento emotivo: la seguirà passo passo in tutti i luoghi, persino in bagno, o perlomeno cercherà di mantenere sempre almeno un contatto visivo con lei.

In assenza del proprietario, un cane con questo disturbo, verrà quindi colto da smarrimento, disorientamento e ansia crescente poiché, infatti, non si ritene in grado di saper gestire la situazione autonomamente, non si sente indipendente. In questo stato di massima allerta e panico si possono osservare tre sintomi principali:

  1. Abbaio e/o ululato insistenti, anche per lunghi periodi, fino a rimanere senza voce nei casi peggiori.
  2. Rosicchiamento e/o distruzione dell’ambiente circostante o di ciò che si frappone con l’unico obiettivo di quel momento: raggiungere disperatamente il proprio umano. Per scaricare la tensione mobili e arredamenti verranno devastati e si potranno trovare anche buchi, graffi e danni nelle pareti e nelle porte.
  3. Gestione non corretta delle funzioni fisiologiche. Non sarà infrequente trovare al rientro urine e feci lasciate inappropriatamente in giro per casa.

 

 

Ci sono altri sintomi?

Oltre ai tre già descritti, ci sono altri sintomi minori e meno evidenti, che un occhio attento può però rilevare. Si tratta di segnali di stress e preoccupazione, che devono comunque essere presi in seria considerazione.

Quando il cane resta solo, al giorno d’oggi è facile monitorare la situazione in tempo reale grazie alle telecamere e scoprire cosa accade in nostra assenza.

Osservando attentamente si noterà il cane:

  • Camminare avanti e indietro per la stanza in maniera inquieta e senza darsi pace,
  • Sdraiarsi abbandonato allo sconforto in un punto da cui controlla l’ingresso,
  • Leccarsi e/o mordicchiarsi ossessivamente nel tentativo di confortarsi, fino a provocarsi delle lesioni cutanee,
  • Iperventilare e ansimare,
  • Tremare in evidente stato di panico, o con espressione dolorante, spesso disteso in posizioni innaturali per via di forti coliche addominali,
  • Disinteressarsi di cibo e acqua o a qualsiasi altra risorsa circostante,
  • Restare in allerta con il corpo e le orecchie protese ad avvertire in lontananza l’arrivo del proprietario,
  • Vomitare o defecare. Spesso con conseguente ingestione dei prodotti espulsi.

In ogni caso i segnali al vostro rientro saranno abbastanza evidenti: potrà sembrare che un tornado abbia colpito casa o siano passati i ladri, mentre troverete il vostro cagnolino iper-eccitato e pronto a riempirvi di feste.

Il cane mi punisce e mi fa i dispetti? È viziato?

I cani non agiscono con propositi punitivi e nei casi descritti è importante non confondere gli episodi distruttivi con dispetti.

Infatti, il cane mentre si trova da solo non sta premeditando un piano per farvela pagare, al contrario è concentrato esclusivamente sul suo umano e non vede l’ora che ritorniate. Tuttavia, per lui lo stato emotivo in cui si ritrova è talmente difficile da gestire che, per provare a uscire da quella situazione, mette in atto le strategie che conosce e pensa di avere a sua disposizione. Purtroppo, con esiti devastanti!

Di conseguenza non servirà a nulla sgridarlo al rientro, al contrario, aiuterà solo a rovinare ulteriormente la sua fiducia nei vostri confronti e peggiorerà la vostra relazione.

Allo stesso modo, nonostante probabilmente al vostro arrivo il cane si lancerà a salutare con feste esagerate e un livello di eccitazione oltre il limite, nemmeno questo comportamento andrà assecondato, per evitare di rinforzare in lui l’idea che la sua preoccupazione sia stata legittima e la sua ansia giustificata. Basterà salutarlo con una breve coccola, non eccessivamente appassionata e aiutarlo poi a tornare ad uno stato di equilibrio, cercando di farlo calmare e trasmettendogli tranquillità e sicurezza. Un comportamento utile sarà quello di svolgere le proprie attività routinarie di rientro a casa: cambiarsi, lavarsi, bere qualcosa ecc… così poi, quando tutti sarete rilassati, sarà il momento di dedicarsi ai danni e riordinare.

Sebbene alcune correnti di pensiero propongano addirittura di ignorare totalmente il cane quando si rientra, come se non ci fosse, o di allontanarlo nuovamente da voi, ragionando con empatia e buon senso si può capire come questo atteggiamento possa rivelarsi inefficace o addirittura controproducente e portare il cane a un disorientamento ancora maggiore, oltre che a una bassa opinione e sfiducia nei vostri confronti, che così sgarbatamente non accettate nemmeno il suo saluto.

Cosa fare per aiutare il nostro cane?

Il problema è evidentemente piuttosto serio e purtroppo anche sempre più frequentemente diffuso. Intervenire tempestivamente e in maniera corretta è lo strumento più valido che esista per contrastare questo disturbo comportamentale e supportare efficacemente il cane.

Quindi, alle prime avvisaglie bisognerà contattare al più presto: veterinario comportamentista ed educatore cinofilo che  valuterà la gravità del caso, l’età del cane, la sua condizione psico–fisica e la sua sensibilità individuale. Proporrà quindi una terapia, scegliendo di usare rimedi e metodi naturali come integratori, oli essenziali, fiori di Bach, o altro. per ripristinare uno stato di calma  e allo stesso tempo l’educatore potrà intervenire aiutandoci a risalire alle cause del disturbo e nella gestione corretta del nostro cane.

Infatti il compito dell’educatore cinofilo è informarci e lavorare insieme a noi per raggiungere diversi obiettivi:

  • Costruire una routine positiva, coerente e prevedibile,
  • Accompagnare l’animale ad accettare gradualmente la solitudine,
  • Gestire correttamente spazi e ambienti,
  • Rafforzare l’autostima del cane e incrementare la sua indipendenza,
  • Purtroppo è un gesto che tende a rinforzare nell’animale l’idea di poter trovare conforto emotivo tramite il contatto fisico con l’uomo, quindi rischia di generare dipendenza e smarrimento nelle situazioni in cui quella presenza viene a mancare.
  • Migliorare la relazione col proprietario, di modo che si basi sul rispetto, sulla fiducia e sulla comprensione reciproca,
  • Imparare a incentivare gli stati di calma e rilassamento,
  • Trovare delle figure di supporto competenti per limitare i momenti di solitudine fin quando non si ristabilisce uno stato di tranquillità emo

Nel caso di cuccioli o di cani adulti appena arrivati tramite adozione sarà utile prevenire situazioni problematiche e giocare d’anticipo, adottando alcuni accorgimenti che lo aiutino ad abituarsi alla nuova  situazione:  In questo modo si potranno impostare fin dall’inizio delle regole e delle strategie utili per partire col piede giusto. Stiamo però attenti a non  aggravare le difficoltà finora descritte e portare a situazioni ancora più serie in cui intervenire poi per il professionista diventa realmente difficile.

I primi passi per impostare una dinamica corretta o per arginare la situazione sul nascere possono essere:

  • Abituare il cane all’utilizzo del Kennel e/o creare per lui una zona sicura, delimitata e appartata in cui rifugiarsi quando desidera stare tranquillo.

Questo diventerà un luogo di comfort sia quando siamo tutti in casa, sia quando si trova da solo.

  • Dedicare attenzioni in momenti ben definiti, tramite attività che abbiano un inizio e una fine chiari e delineati.

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Ci saranno momenti adatti alla condivisione, quindi alle coccole, al gioco, al riposo, mentre altri in cui ognuno avrà bisogno del proprio spazio senza la compagnia dell’altro.

È molto importante che ciò valga in entrambe le direzioni: il cane non dovrà disturbare le attività che scegliamo di svolgere autonomamente, così come noi non dovremo invadere i suoi momenti di privacy e indipendenza. Se, ad esempio, dorme, si rilassa alla finestra, mastica qualcosa, gioca per conto proprio, lasciamolo proseguire tranquillo nella in solitudine.

  • Diversificare le attività insieme al proprio cane. Le effusioni d’affetto sono una parte molto importante della relazione, ma non sono l’unica modalità per creare legame. Di conseguenza al posto di passare la maggior parte del tempo solo a coccolarlo, per il puro gusto di farlo, rinforzando così involontariamente la sua dipendenza affettiva nei nostri confronti, si potrebbe provare a stimolarlo con esercizi o giochi formativi. In questo modo lo aiuteremmo a migliorare le sue competenze relazionali e ad accrescere autostima e indipendenza.

Evitare di tenere il cane in braccio, a meno che non sia necessario per una qualche ragione circostanziale, o addosso ad esempio quando seduti/sdraiati sul divano o sul letto. Questo atteggiamento è tipico soprattutto dei proprietari di cuccioli o di cani di piccola taglia, ma non infrequente anche in altri casi. Purtroppo è un gesto che tende a rinforzare nell’animale l’idea di poter trovare conforto emotivo tramite il contatto fisico con l’uomo, quindi rischia di generare dipendenza e smarrimento nelle situazioni in cui quella presenza viene a mancare.

  • Creare una routine chiara per il momento dell’uscita, durante la quale inserire dei gesti ritualizzati e sempre uguali, come una frase di avviso e saluto, la concessione di un premio/un masticativo, l’accensione della tv, la chiusura di alcune porte ecc…
  • Prendere distanza già all’interno della casa, impedendo quindi al cane di mantenere un costante contatto fisico – visivo con noi proprietari.

La gradualità di questo procedimento è essenziale e parte proprio da tempistiche e gesti davvero minimi, come inizialmente accostare una porta e creare divisione solo per qualche secondo, fino poi ad arrivare, quando il cane dimostrerà di essere pronto, eventualmente a chiudersi in una stanza a svolgere le proprie attività senza che ci possa raggiungere.

  • Insegnare che ad ogni uscita dalla porta di casa corrisponde anche un rientro, iniziando ad allontanarci per tempi brevi e prolungando la durata solo in base alla risposta positiva del cane. A seconda di come reagisce e quindi vive il momento, si può partire da pochi secondi, per poi arrivare a minuti e quindi ore.

Nelle ultime due situazioni di separazione appena descritte sarà molto importante aprire le porte o rientrare quando percepiamo anche un solo attimo di tranquillità del cane, silenzio e nessun tentativo di superare la barriera.

Le prime volte sarà molto probabile che urli e si disperi, ma con pazienza e perseveranza arriveranno i miglioramenti desiderati.

Infatti, è fondamentale evitare di fargli creare un’associazione mentale del tipo: “Se abbaio, piango e gratto la porta, allora il mio proprietario mi apre e ritorna da me”; piuttosto dovrebbe essere: “Se sto buono e tranquillo il mio proprietario mi aprirà e tornerà da me”.

 

 CONCLUSIONI

L’ansia da separazione è un disturbo piuttosto serio e da non sottovalutare. Ricordiamoci sempre che un cane che soffre la mancanza del proprietario sta vivendo un malessere profondo e reale.

Per quanto a volte possa farci piacere e lusingarci il fatto di essere il centro del suo mondo e talmente importanti per lui da “dare di matto” quando non siamo presenti, proprio per l’amore che proviamo per lui, è nostro dovere aiutarlo a superare questa eccessiva e dannosa dipendenza emotiva nei nostri confronti.

 

 

AriannaArianna Gatto [1]

[1] Arianna Gatto è consulente per animali da compagnia e addestratrice cinofila. Ha studiato “allevamento e benessere animale” alla facoltà di veterinaria e ha frequentato i corsi di formazione professionale per diventare addestratore ENCI e operatore IAA (interventi assistiti con gli animali). Attualmente vive a Livorno.