Tutti riconosciamo l’importanza del ruolo che svolgono alcuni animali domestici, adeguatamente selezionati e addestrati, nel favorire il recupero fisico e mentale dopo un trauma, nel facilitare la relazione sociale in individui fragili, che soffrono di patologie dello spettro autistico e così via.
Anche senza necessariamente cercare esempi fra i cani usati nella pet therapy o cani guida per ciechi, o gli asini e i cavalli nella riabilitazione psicomotoria, un minimo di sensibilità e dimestichezza con gli animali domestici ci presenta infiniti casi di relazione positiva fra umano e animale che migliora la qualità della vita di entrambi.
Un cane, un gatto, un coniglio o un pappagallo, non importa di che animale si tratti, purché trattato nel rispetto dei suoi bisogni specie-specifici, può essere di grande supporto emotivo e psicologico per una persona sola, ad esempio un anziano, o un bambino, o chiunque attraversi un periodo di fragilità dopo un perdita o una malattia.
Un animale che viene adottato al preciso scopo di fornire sostegno emotivo o psichico viene chiamato ESA, acronimo inglese per Emotional Support Animal, appunto: Animale di Supporto Emotivo; è quindi un animale con il quale instauriamo un rapporto molto particolare che, potremmo dire, sta a metà strada fra l’animale d’assistenza (che richiede un addestramento specifico) e l’animale da compagnia (Pet). In genere si tratta di un cane ma, come abbiamo visto, può essere un qualunque altro animale domestico o semi-domestico, che però presenti dei tratti caratteriali che lo rendano idoneo alla sua missione.
Un ESA dovrà essere un animale:
- naturalmente calmo, che non si agita facilmente di fronte a situazioni ignote;
- emotivamente equilibrato, che non abbia subito traumi che possano renderlo ansioso o insicuro;
- amante del contatto fisico e delle coccole;
- capace di provare particolare empatia verso altri esseri viventi;
- paziente e accomodante;
- fisicamente sano e di costituzione robusta.
Purtroppo da noi in Italia la figura di ESA non è ancora riconosciuta, e l’accesso a ristoranti, strutture pubbliche, mezzi di trasporto e così via del nostro animale non gode delle regole per gli animali da assistenza (in genere cani), ma è fortemente auspicabile che la aumentata sensibilità verso le potenzialità dei nostri amici non umani e la consapevolezza dei loro diritti possano portare il legislatore a considerare l’utilità di regolamentare questa figura come già avviene in altri Paesi (ad esempio gli Stati Uniti).
S.C.